Dream Theater - Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory

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  1. Plakya
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    Dream Theater - Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory

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    Anno di uscita: 1999

    TRACKLIST:
    1. Regression - 2:07
    2. Overture 1928 - 3:37
    3. Strange Deja Vu - 5:12
    4. Through My Words - 1:02
    5. Fatal Tragedy - 6:47
    6. Beyond This Life - 11:22
    7. Through Her Eyes - 5:29
    8. Home - 12:53
    9. The Dance of Eternity - 6:13
    10. One Last Time - 3:46
    11. The Spirit Carries On - 6:38
    12. Finally Free - 11:59

    Genere:

    Progressive Metal

    Line Up:
    James LaBrie – Voce
    Jordan Rudess – Tastiere
    John Myung – Basso
    John Petrucci – Chitarra
    Mike Portnoy – Batteria

    Label: Elektra Records

    Voto: 91


    Dopo la mezza delusione di "Falling Into Infinity", la band newyorkese doveva riprendersi. Se ne va Derek Sherinian, arriva Jordan Rudess. Cambio che segnerà i prossimi album dei Dream Theater. Ed ecco che il 26 ottobre 1999 esce il concept album "Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory", il Capolavoro. Specifico che questo è stato il primo album della band che ho ascoltato. E dovrei andare all'inferno solo per essermi permesso di recensire quest'album.

    In sintesi, il protagonista Nicholas deve affrontare delle sessioni ipnoterapeutiche per scoprire chi ha ucciso la sua "antenata" Victoria, contesa tra due uomini.

    Il primo brano è "Regression", un buon intro. L'ipnoterapeuta ci addormenta per poi lasciare spazio a un ottimo minuto tutto acustico che si conclude in un modo fantastico. Le parole riassumono il momento centrale dell'opera. Il fade-in mi piace moltissimo in questo brano.

    Ed ecco la strumentale "Overture 1928", che ci ricorda la bellissima "Metropolis Pt. 1: The Miracle And The Sleeper". Questo brano è la "sintesi" di tutto ciò che sentiremo in questo mirabolante concept album. Il brano inizia con Portnoy che scarica tutta la sua energia, per poi lasciare spazio ad un buon assolo di Petrucci. Dopo Rudess ci rivela di essere un ottimo tastierista; il brano si conclude con l'intro alla canzone successiva.

    Ed ora c'è "Strange Dejà Vu", brano che inizia con un riff di chitarra, dall'atmosfera cupa. Il brano continua con chitarre pesanti, peccato che Rudess sia poco presente alle tastiere. Personalmente, trovo il finale stupendo, LaBrie ci dimostra di essere tornato quello di "Images And Words". L'ascoltatore arriva così a "Through My Words", intro al pianoforte per "Fatal Tragedy". "Fatal Tragedy" comincia con lo stesso ritmo di "Through My Words", ma dopo poco tempo ci accorgiamo che è davvero un pezzo tosto. Davvero superlativo il ritornello, con la controvoce di Portnoy. A metà canzone comincia la parte strumentale: Rudess ci anticipa melodie che sentiremo in seguito, suonate dalla chitarra. E poi... Petrucci comincia con un assolo a dir poco pazzesco per terminare con un unisono di chitarra e tastiera davvero fantastico. E chi li ferma più! E dolcemente si passa a...

    ..."Beyond This Life", la traccia più forte dell'album. Rudess riesce ad accompagnare lo scatenato Petrucci realizzando atmosfere mirabolanti. Dopo 2:30 il ritmo cala, con Petrucci che accenna arpeggi, ma subito si riparte con un riff potentissimo (direi che possa essere considerato un piccolo assolo). La canzone poi continua con il solito calo di ritmo e la potente ripresa di Petrucci con un buon assolo, accompagnato dall'onnipresente Rudess. Continuando si possono sentire ottime tastiere. Ora c'è "Through Her Eyes" un'ottima ballad introdotta dalla voce di Theresa Thomason. Rudess ci dimostra ancora una volta di essere un ottimo accompagnatore e Petrucci crea bellissime atmosfere ricordandoci di essere un chitarrista prog. Canzone quasi interamente incentrata su LaBrie, che fa bene il suo lavoro, tranne che nel finale, nel quale non mi piace molto. E comincia "Home", il brano più lungo dell'album; è una traccia con il ritmo orientaleggiante, ricordando molto "Metropolis Pt. 1: The Miracle And The Sleeper". E si continua con i riff del chitarrista e un LaBrie aggressivo. Rudess ottimo ad accompagnare gli altri strumentisti. Nel finale solito assolo di Rudess che si conclude con il ritornello. Nel finale c'è spazio anche per Myung e per Rudess, che si fanno sentire molto.

    Ora inizia con un intro al basso la strumentale "The Dance Of Eternity", a mio parere il miglior brano dell'album. Si rimane stupiti quando Rudess comincia il suo capolavoro alla tastiera, mentre Myung per una volta dimostra di superare Petrucci. Portnoy suona la batteria con molta energia. A metà canzone Rudess ci delizia con ragtime retrò e Petrucci riprende il ritmo. Poi con un'estrema velocità il gruppo continua a suonare questa meravigliosa canzone. Il brano finisce con la potente chitarra che riprende l'inizio e un'ottima batteria. Uno dei brani più tecnici che abbia mai sentito. Dopo questo capolavoro inizia la parte più bella e atmosferica dell'album. La relativamente corta "One Last Time" parte con un buon pianoforte e continua con una chitarra meravigliosa. Il ritornello è il migliore dell'album, con un LaBrie in splendida forma. L'assolo di chitarra ci ricorda quello di "Overture 1928". Il brano si conclude splendidamente con un buon pianoforte.

    "The Spirit Carries On" colpisce moltissimo, dopo l'intro al piaforte. Melodia solare e LaBrie dolcissimo. Petrucci ci regala uno splendido assolo (forse uno tra i più belli!) di due minuti. Il brano si conclude con un coro gospel. Questo splendido album si conclude con "Finally Free": in questi dodici minuti ci sono meravigiose atmosfere e un ottimo ritornello cantato perfettamente da James LaBrie. Viene riproposto anche il ritornello di "One Last Time". Unica pecca: finale troppo ripetitivo, nonostante ci sia un assolo di batteria. Durante questo brano si assiste al duplice assassinio di Victoria e Nicholas. Dopo l'omicidio di Nicholas, l'album si conclude con il brusio del giradischi. La degna fine di un grandissimo concept album.

    Il Teatro Dei Sogni non ha deluso, anzi penso che questo sia uno dei migliori album che abbia mai ascoltato. Come descrivere le strumentali, o "The Sprit Carries On", oppure "Finally Free"? Sono tutte canzoni mirabolanti; ma il punto di forza di quest'album è che non ci sono le classiche canzoni che spiccano/spaccano, ma tutte sono di altissimo livello. Un altissimo livello che i Dream Theater, che riescono a colpire la nostra parte più emotiva, non sapranno più raggiungere.

    Edited by Perennial Quest - 25/6/2011, 10:17
     
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