Out of the Silence - DARE

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  1. Mezza
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    Ciao a tutti, per questa recensione non sarò oggettivo.

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    Ecco, dovevo inizare così per sentirmi in pace con me stesso e con voi. Si, come avrete già capito sto per fare una chiaccherata su OUT OF THE SILENCE, il primo disco degli inglesi DARE, pubblicato nel 1988. E si, stiamo per parlare di qualcosa di ultraterreno. Quindi, da bravi, prima di continuare a leggere..

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    ..inginocchiatevi a Darren Wharton e ringraziatelo con i vostri inni, a priori.
    Fatelo.
    Lui vi guarda e sa se lo avete venerato o no. Se non lo avrete fatto non vi cullerà con la sua musica, le note del disco scorreranno mute e anonime nelle vostre orecchie e vi annoierete, tanto. Se invece gli avrete donato il vostro grazie personale, beh, Lui vi ricompenserà così:

    Abandon è il primo brano di questa opera magna del genere melodico. E' un pezzo in perfetto stile AOR anni '80, coronato da ottimi arrangiamenti e una produzione sopraffina. Si, il produttore è lo stesso Darren Wharton. Beh, credo che dubbi non ce ne fossero, solo lui poteva essere in grado di creare suoni così nitidi e cristallini, melodie che con una tale produzione non si sono quasi mai sentiti nella storia della musica, è un dato di fatto. Abandon si bea di un grandissimo lavoro di tastiere e synth ad accomapgnare l'ispiratissima linea vocale di Darren (della sua voce parleremo poi). Già da questo primo brano Darren (ah, perchè i pezzi sono tutti suoi.) lascia ampio spazio alla chitarra di Vinny Burns, e fa bene, perchè è un chitarrista stratosferico (e infatti collaborerà con il mondo). La coralità del ritornello da delle sensazioni notturne pazzesche ed è qualcosa di unicamente grandioso la parte del brano che anticipa e comprende l'assolo. Non a caso Abandon è stato il primo singolo estratto dall'album.

    Finito l'ascolto di Abandon a chiunque verrebbe da pensare: ''beh, che vado avanti a fare? Tanto meglio di così non si può fare..''. Ah ah, errore.
    Into the Fire, a mio avviso, riesce infatti a superare Abandon. Come? Partiamo dal fatto che l'ingresso di synth nell'intro è secondo me tra i migliori in assouto tra quelli ascoltabili nel genere AOR, sbalorditivo e pomp al punto giusto. Proseguiamo dicendo che il brano riesce a proseguire anche meglio, con una ritmica che da energia a palate, con un ritornello superlativo che ti getta in bocca sensazioni uniche. Finiamo elogiando l'assolo, con quel rallentamento sopraffino ad anticiparlo. Parliamo della produzione, elegante. Ecco, ora sapete come si fa a fare meglio di Abandon, che era già Olimpo. Traccia inpensabile, imbattibile e inimitabile.

    Riposiamoci. Tutta sta maginificenza ci ha reso sotto shock, siamo spiazzati, c'è bisogno di calmare le acque prima del proseguo dell'album. Ecco allora che Darren piazza la prima ballata del disco, Nothin is Stronger than Love, altro singolo dell'album. Il pezzo segue fedele i canoni classici della canzone romantica hard rock/AOR, con tastiera dolce ad accompagnare la voce, e poi gli strumenti a subentrare via via di conseguenza. Sul ritornelo inventa di nuovo un po', con quei bellissimi cori a duettare col cantanto solista. Diciamolo, la voce di Darren è qui ancora superba, densa di emozioni e di un affetto verso il sentimento dell'amore che è è qualcosa di unico. Lui ama l'amore, lo può fare e qui lo dimostra.

    E c'è poi Runaway, pezzo azzeccatissimo. Che voglio dire con ''pezzo azzeccato''? Beh, sentite il ritmo, incalzante e, fin dallo splendido primissimo attacco di batteria, degno dell'aggettivo magistrale. Mai s'era riusciti a rendere così la sensazione di una fuga, magari nel pieno della notte, con le luci che illumiano la scena e quella leggera pioggerellina a condire il tutto. Si, io immagino così questo pezzo. E la batteria sembra una cadenza di passi, e Vinny Burns alla chitarra fa ancora sgorgare altre lacrime..

    Under the Sun è il primo ''acerbo'' esempio di quello che poi sarà il sound futuro dei Dare da Calm Before the Storm in poi. E' una ballad che colpisce il cuore ma non per temi amorosi ma per il suo sistema sorround. No, non sono ubriaco. Come di fronte al sistema audio avvolgente, il brano esordisce e ti abbraccia con una spledida parte di chitarra urlata al vento, a echeggiare per le colline. Con l'ingresso delle tastiere l'atmosfera si completa ed ecco che la vallata prende forma, col suo verde, la sua luce pallida di un fresco mattino, e quel vento forte che trascina nell'area il meraviglioso testo della canzone. E le sensazioni ti entrano nella carne, ti squarciano il cuore. E il vento lo senti sulla pelle..
    Dopo il ritornello uno sfondo stile violini vi farà urlare all'inimmaginabile, creando un pathos pazzesco, incollando l'ascoltatore alla canzone come l'attack con le dita. E Darren entra con la sua voce all'interno dell'universo spazio temporale e ne esce sapiente e vincitore, lui tutto sa e tutto può. Il suono della vittoria è il finale con la calda chitarra a sfumare, che spazia verso un pallido sole..

    The Raindance è pazzesca. Darren sale come un Mosè moderno in cima al monte, riceve le tavole della legge, ha ai suoi piedi la valle e li tutta la gente. Tutto può, tutto sa e inizia a comunicare al mondo la sua visione di infinito:

    There will always be tomorrow
    There will be another day
    And our hearts will still be singing
    And the sound will show the way


    E' praticamente una ballad, ma ha quel qualcosa che la rende più vicina a un inno sacro. E' magia. Non so in che altro modo descriverla, pure e viva natura, con un piede nell'inconscio dell'indefinito. Pura.

    E finalmente tocca a King of Spades, brano dedicato a Phil Lynott, il gigante del rock che Darren conobbe e con cui ebbe l'onore di suonare e convivere nei Thin Lizzy. Un testo strappalacrime, che fa percepire a pieno l'imponenza di un dio che però era nell'intimo solo un uomo come tanti, e come tale, vittima delle debolezze che ci contraddistinguono per natura. Phil aveva deciso di essere un re di spade, un condottiero agli occhi del mondo. Ma come ogni re era minacciato da dei nemici, nemici forti che lo minavano, lo rendevano si ancora più autorevole e grande a vedersi, ma debole e vuoto dentro. Nemici che finirono per ucciderlo. E Darren lo sa, e con questa ballata toccante ce lo dice: nessuno ha mai conosciuto il vero Phil, neppure lui che ha avuto al fortuna di viverci accanto, e nessuno sa cosa sarebbe stato in grado di fare se non fosse stato battuto dalle nemiche droghe. Se non avesse deciso di essere il re di spade.
    Inutile parlare della parte musicale, eccelsa, e di quell'assolo che fa respirare flashback della carriera di Phil... Lacrime.

    E dopo tutto ciò, si cambia ancora una volta stile e via via con l'energia. Heartbreaker, a discapito del titolo che farebbe pensare a un altra ballad, ci dona una chitarra mai così padrona nel disco e ritmi incalzanti, puro hard rock. Vinny Burns da tutto ciò che può e deve dare per questo pezzo e anticipa un po' quello che si vedrà in Blood from Stone, il disco più rock della storia della band. Ed ecco anche il ritorno dei ritorneli corali, che amncavano da inizio album. Che pezzo!!

    Return the Heart è un'altra semi ballad che sta in equilibrio tra l'immaginaria linea di demarcazione tra suono soft e energico. E' un inno a non mollare, a mantenere alta la speranza. Tutto tornerà, io tornerò domani dice Darren. Si ci dimenticherà del dolore e i fiumi scorreranno verso orizzonti d'oro. Quando la tempesta sarà passata, tutto tornerà. Quanto è vero!
    E' un brano scritto col cuore e come tale deve essere cantato. Ed ecco infatti Darren che ci tira fuori il coniglio dal cilindro e una prestazione magistrale, eccelsa soprattutto sulle note alte. Ragazzi, questo ha una voce che fa invidia a chiunque e qui lo dimostra.

    E il tutto si chiude con un ultima ballad. ''Non ti lascerò andare, ti seguirò stanotte''. Darren appare prima affranto, solo nella notte, ha nelle mani una bottiglia vuota, un po' come il Bon Jovi di Bed of Roses. Ma mentre Bon Jovi rimaneva li a piangersi addosso (con tutto rispetto della bellissima Bed of Roses eh!), Darren Wharton si sveglia, tira fuori tutta la sua grinta e urla ''Don't let go!'' e consola con la sua energia il cuore affranto dell'ascoltatore, agendo leggero come un angelo. L'intermezzo strumentale con la chitarra a farla da padrona è da urlo. Chiusura immensa, perfetta.


    E' inutile fare il discorsetto finale per questo disco, credo d'aver già fatto trasparire tutto quello che ci, e mi, sa dare. Un disco d'esordio definitivo, grandioso, sensazionale. Il primo tassello di una discografia perfetta. Uno dei migliori dischi AOR e, per me, della storia. Non voglio andare oltre, sarei noioso con gli elogi. Se dovessi dare un voto, indivinate?

    11/10.


    Formazione

    Darren Wharton vocals, keyboards
    Vinny Burns guitars
    Shelley bass
    James Ross drums
    Brian Cox keyboards

    Tracce

    1. Abandon 4:36
    2. Into the Fire 4:51
    3. Nothing is Stronger Than Love 4:41
    4. Runaway 4:29
    5. Under the Sun 6:13
    6. The Raindance 5:23
    7. King of Spades 4:45
    8. Heartbreaker 3:38
    9. Return the Heart 5:10
    10. Don't Let Go 5:56

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    Total Running Time: 49:42

    Edited by Mezza - 4/10/2010, 22:33
     
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0 replies since 4/10/2010, 20:44   39 views
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